venerdì 6 luglio 2012

Traduzione

Mi sono accorta dell'importanza della traduzione con Arthur Conan Doyle. Da ragazzina ero rimasta infatti affascinata da "Il mondo perduto": un libricino marrone, privo di copertina, che avevo scelto tra una catasta di altri coloratissimi volumi a casa dei miei nonni. Era un'edizione del 1928. Al tempo non avevo fatto caso al nome del traduttore, ma si trattava di Cristina Sobrero. 

Qualche anno dopo, ancora ragazzina, mi ritrovai tra le mani un'edizione tascabile dello stesso titolo pubblicata negli anni '90. La delusione fu enorme e non riuscii proprio a leggerlo: non vi era più la stessa magia, le parole mi suonavano tutte sbagliate - certo non per errori di traduzione, ma per scelta stilistica. Mi sentii, in definitiva, tradita dal linguaggio moderno.

Visto che in questi giorni mi sono innamorata della versione di Pierfrancesco Paolini de "Le regole della casa del sidro" di John Irving, passando davanti alla vetrina di una libreria mi sono scoperta inaspettatamente piccata dall'impossibilità di poter scegliere un libro se non per copertina, titolo e autore. Volevo i nomi dei traduttori lì, in mostra e ben visibili. Perché oggi un libro lo scelgo anche così.



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