venerdì 21 dicembre 2012

Il solito

Stasera ero in un negozio a curiosare - di quelli piccoli, stretti e gremiti di gente. Già carica di pacchi e pacchettini, nonostante la lentezza disarmante con cui mi muovevo non sono riuscita ad evitare di urtare una tazza che, come suol fare qualsiasi tazza in circostanze analoghe, è rovinata con tutto il suo peso a terra, rompendosi. Non mi sono chinata a raccoglierla, perché per fortuna mi sono resa conto che, con quattro sacchetti in una mano e una borsa a tracolla dall'altra parte, se mi fossi chinata ne avrei spinte giù altre quattro come minimo. Sono invece andata subito ad avvisare una ragazza che stava riordinando un altro scaffale.

"Ho rotto una tazza, là dietro".
"Ah, ma non ti preoccupare".
"Lo faccio presente io in cassa?", ho domandato.
"No, no, non ce n'è bisogno. Grazie".
"Mi spiace molto".

Dieci minuti dopo, mentre ero in fila alla cassa, ho visto arrivare quella stessa ragazza con i cocci in mano. "Cos'è successo?", le ha chiesto la proprietaria. "Il solito, qualcuno ha rotto una tazza e non ha detto niente".

2 commenti:

  1. E' un sottile aspetto del comportamento umano che in certi casi può portare a conseguenze molto serie.
    Si immagini un poliziotto che assiste ad un illecito o ad un reato, ma non interviene perché sta finendo il servizio. Oppure si immagini l'insegnante che promuove immeritatamente uno studente, solo per non ritrovarselo in classe nell'anno successivo.
    Ma accade anche il contrario. C'è chi accusa ingiustamente, chi simula violenze subìte o chi millanta conoscenze o perizie particolari soltanto per dare soddisfazione al proprio misero protagonismo.

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    Risposte
    1. All'inizio l'avevo preso come un atto di gentilezza, poi, alla cassa, mi sono sentita molto in imbarazzo, come se davvero non avessi detto nulla. Mi sono chiesta piuttosto se non fosse magari un suo modo di "farla pagare" ai datori di lavoro per chissà quale ragione...

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