lunedì 4 febbraio 2013

Nizza: il MAMAC (Musée d'Art Moderne et d'Art Contemporain)


La tête au carré - Sacha Sosno



Il MAMAC (Musée d'Art Moderne et d'Art Contemporain) prometteva bene, soprattutto perché ci ha accolti con questa statua enorme e bellissima. Poi abbiamo scoperto che si tratta della prima statua abitata al mondo, sede della Biblioteca Centrale della città. 







Ecco, per l'appunto, prometteva bene e io ero tutta contenta, ma come al solito mi dimentico sempre che l'arte contemporanea non la capisco granché e che rimango sempre un po' delusa. 

Era carino lo spazio espositivo, questo sì. 




















Avenue d'Italie, 1974 - Raymond Hains

Untitled (n° 2557), 1986 - Keith Haring





















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Interventions/images Naples 1988
David et Goliath (d'après Caravage) réunissant les têtes tranchées de Caravage et Pasolini
1988, Ernest Pignon Ernest


Molto particolari le opere di Niki de Saint Phalle, tutti plastici dalle forme grottesche ed esasperate.



Opere di Niki de Saint Phalle


Sempre di Niki de Saint Phalle
Coeur de vieille bigote, 1964 - Niki de Saint Phalle


Sono così vuoti, questi musei. La sensazione è un po' strana, perché se da una parte ci si sente come in un parco giochi, con grandi spazi a tuo uso e consumo e la possibilità di esplorare ogni cosa senza fretta, dall'altra ci sono gli impiegati del museo seduti negli angoli o in piedi a una finestra, sempre con lo sguardo sull'orologio, il cellulare in mano o persino con un piccolo televisore a volume bassissimo e nascosto dietro alla colonna, che pare abbiano scritto in fronte: "Che ci fai qui? Io ci sto per lavoro, ma a te chi ti paga?". Alcuni non aspettano altro se non che li saluti, altri invece spostano lo sguardo imbarazzati. Alle volte sono così immobili che ti verrebbe voglia di farla a loro, una foto, o di metterti a correre alla rinfusa e toccare tutto giusto per coinvolgerli in un'attività alternativa. Invece il silenzio, le pareti bianche, il pavimento in legno che scricchiola: tutto ti invita a comportarti bene, a non alzare la voce, a non disturbarli in quel loro torpore delle 17.37-ommioddiotraventiminutietreminutistacco. Sono, soprattutto, terribilmente annoiati. 

Ho divagato perché mi sono ricordata di quando, scesa l'ultima rampa di scale verso l'uscita a quindici minuti dalla chiusura, nell'atrio dell'ingresso abbiamo incontrato due ragazzi che scherzavano tra loro e io ho pensato che era la prima volta che vedevo sorridere gli impiegati in un museo francese.




Per fortuna ci siamo sbagliati e, invece di uscire, siamo finiti in un'ultima sala molto, molto carina.



Je ne m'en souviens absolument plus, 2010


La foto a sinistra è venuta molto, molto male. Quella a destra l'ho scattata a mo' di appunto per ricordarmi le supposizioni mie e di L. sulla tecnica utilizzata. Abbiamo concordato su: "sovrapposizione di diversi strati di colore e una precisissima lavorazione di destratificazione". Temo che non riusciremo mai a verificare o a smentire la teoria.  


Nébuleuse (Amandine), 2011





In definitiva, credo che l'opera che ho apprezzato di più sia stato il panorama (vi sono anche due terrazze sul tetto, ma il giorno della nostra visita erano chiuse).


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