lunedì 9 novembre 2015

Una casa sul mare del Nord, di Nina George

«Sarei affondata volentieri nelle sue acque», disse Marianne piano. «Avrebbero coperto tutto, mi avrebbero sommerso per poi ritirarsi, dimenticandomi. Ho cercato la morte».
«E poi?» chiese Pascale angosciata.
«Poi mi è capitata la vita».

Quanto si può essere stanchi della propria vita o di se stessi? Marianne, la protagonista del nuovo romanzo di Nina George, Una casa sul mare del Nord (Sperling & Kupfer, trad. di Cristina Proto) lo è tanto, talmente tanto che l’unica soluzione che ritiene possibile per tirarsi fuori dai giochi e liberarsi di quel pesante fardello che le pesa sulle spalle è il suicidio. E proprio un attimo prima di lasciarsi cadere nelle fredde acque della Senna, Marianne “Non si era mai sentita così leggera. Così libera. Così felice”. Perché il fatto è che non ha atteso di avere sessant’anni per buttarsi giù da un ponte di Parigi e morire. Lei è già morta, giorno dopo giorno, per decenni. Quel tuffo, per lei che di decisioni per se stessa, nella vita, non ne ha prese mai, è un grido di rinascita, di lotta, di speranza. È anche un grido che, grazie a un uomo che prontamente interviene, non rimarrà soffocato dalle correnti della Senna…

La recensione continua qui.

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